ASTRATTI oggi, ieri, domani, astratti.
QUESTA COLLEZIONE, astratti, vuol mostrare come l’esercizio dell’essenziale che muove all’atto creativo tangibile è intimamente connesso con la ricerca della bellezza sintetizzata in quei segni che decidono lo stile stesso dell’artista. Ecco perché rimane una delle attività operative fra le più concrete e, insieme, fra le più spirituali – e non è certo casuale il titolo rivelativo di Vasilij Kandinskij al suo saggio: “Lo spirituale nell’arte”.
Potremmo dire di un’operazione umana molto semplice ma tutt’altro che superficiale perché tutto l’essere è assorbito, catturato e rapito nella dimensione vitale dell’irrazionalità che palpita addirittura “nel sogno del sogno” come canta la poesia spagnola: “Ayer soñé que veía a Dios / y que a Dios hablaba; / y soñé que Dios me oía…/ Después soñé que soñaba”. (Antonio Machado, “Proverbios y cantares”, de Campo de Castilla, 1912)
Confondere i due termini, “semplice” e “superficiale”, non rende giustizia all’arte e all’artista che spesso subiscono l’equivoco. L’arte può solo proporsi, semplicemente, senza mai imporsi. Entra in punta di piedi, come un’opportunità inedita e originale che stimola e invita all’attenzione impegnativa, “rallentata”, che stride con la tendenza distratta di molte persone immerse, spesso, solo nel click virtuale tecnocratico del “mordi e fuggi”.